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Fuorigioco
Fuorigioco
Di Fabrizio Silei e Maurizio A. C. Quarello.
Orecchio acerbo editore
Ci sono stati nella storia gesti di grandissima eco sociale compiuto sul terreno di una disputa sportiva.
Tutti ricordano quello compiuto dai tre atleti nelle olimpiadi del 1968: Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente primo e terzo nella gara dei 200 metri, durante la proclamazione dei vincitori e l’esecuzione dell’inno americano hanno abbassato il capo e alzato al cielo un pugno guantato di nero, simbolo della loro appartenenza al movimento Progetto Olimpico per i Diritti Umani. Il secondo classificato (e lungamente dimenticato), Peter Norman ha sostenuto gli altri due accettando di appuntare al petto lo stemma dello stesso movimento.
Tutti e tre gli atleti hanno subito pesantissime conseguenze nell’arco della loro vita.
Ma hanno contribuito in misura significativa a spostare l’attenzione sul problema della discriminazione razziale.
Nel 1938 la Germania nazista annette l’Austria e tra le formazioni di calcio delle due nazioni si disputa una partita amichevole alla quale sarebbe seguita la costituzione di un’unica squadra.
Uno dei più forti giocatori del momento era Matthias Sindelar, austriaco e simbolo dell’orgoglio della nazione per tanti che non accettavano pacificamente l’annessione alla Germania.
Il libro “Fuorigioco” propone una versione romanzata dei retroscena di quanto è realmente successo durante quell’ultima partita (vinta dall’Austria con goal dello stesso Matthias).
È probabile che qualcuno abbia provato ad avvicinare il giocatore prima della disputa e abbia cercato di convincerlo a non giocare. Quello di Matthias avrebbe dovuto essere un gesto di grande impatto, una scelta silenziosa con la quale l’Austria avrebbe gridato la sua ostilità al regime.
Ma Matthias gioca e vince. Compie un’altra scelta però, di valore forte quanto lo sarebbe stata una sua astensione dal gioco.
Non alza il braccio in segno di saluto di fronte a Hitler, e si rifiuta ai mondiali di indossare la maglia tedesca.
Divenuto calciatore sicuramente Matthias non avrebbe mai immaginato che la sua scelta di scende in campo potesse caricarsi di valenze politiche così forti. Ma ha avuto la fermezza di ripensare il proprio ruolo e ha compreso la richiesta altissima che gli veniva rivolta e per la quale ha dovuto pagare il prezzo più salato.
Il giocatore e la sua compagna muoiono poco tempo dopo in circostanze misteriose, pare avvelenati dal gas di una stufa. La convinzione comune è che si sia trattato di un omicidio.
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